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martedì 9 settembre 2014

Principessina.


3 commenti:

  1. Gigi Pessina aveva lo sguardo trasparente e chiunque poteva leggere in quegli occhi chiari come i patti stretti tra vecchi contadini con uno sputo ed una stretta di mano che quello spilungone non ci stava bene a litigare con il motore del trattore e che avrebbe preferito filare come una vecchina delle fiabe, arcolaio e tutto, e pungersi con il suo stesso fuso e dormire fino al bacio del solito principe azzurro bocculuto e ridondante come il ragù sui ravioli di carne.
    Era poco dopo il crepuscolo e Gigi tornava dall'osteria dove faceva atto di presenza ed ammiccava come tutti rimirando il davanzale fiorito della servetta, sebbene si baloccasse dietro la considerazione che tutto sommato le sue caviglie sottili fossero + eleganti dei polpaccioni torniti di quella ragazzotta, quando sentì i due tizi litigare. Cino e Adele Sinesio, due famigerati fratelli latifondisti dal braccino tanto corto da far fatica a stringere la mano a tutti, amici ( pochi ) e nemici ( l'umanità tutta ), stavano litigando x una storia di cantine e stalle da rivendere. Una roba di soldi, tanto x cambiare. Cino trascese e trafissela sorella con un paio di forbicioni arrugginiti che chiunque altro avrebbe buttato da tempo.
    Il giorno dopo nessuno aveva visto nulla. Il pulotto locale non faceva progressi e chiese aiuto che arrivò sotto forma di un detective bello siccome un angelo, siccome un principe.
    Gigi, che aveva continuato fino a quel momento ad indossare la pseudopelle di uno come tanti che pensano agli affari suoi, si perse in quel profilo da moneta antica e gli raccontò ogni cosa. Il detective lo ringraziò e gli fece firmare una deposizione, promettendogli una scorta e una nuova vita lontano da lì. Gigi tornò a casa nel crepuscolo e non si svegliò mentre tutto il suo mondo prendeva fuoco, forse intossicato dal fumo. Sognava di dormire x cento anni, il sorriso sulle labbra, in attesa del suo principe.

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